Cosa succede se sopravviene il testamento

Un caso particolare è quando si apre la successione per legge e poi si ritrova un testamento.

Se al momento dell’apertura della successione non vi è nessun testamento, l’eredità viene divisa tra gli eredi legittimi secondo il dettame del Codice civile, realizzando la cosiddetta successione per legge (successione legittima).

Viceversa, qualora ci sia un testamento, l’eredità verrà divisa rispettando le volontà del testatore – tramite la successione testamentaria –, con il limite del rispetto delle quote di legittima (quote minime di patrimonio che, per legge, spettano necessariamente al coniuge ovvero ai figli (o, in assenza di questi, ai genitori). Per quanto riguarda tutto ciò che non rientra nelle quote di legittima, la cosiddetta quota disponibile, può essere distribuita come voluto dal testatore o ai sensi di legge.

Le modalità di divisione, pertanto, dipendono dalla presenza o meno di un testamento; se per avventura gli eredi scoprissero un testamento dopo aver fatto la successione (poiché non sempre è facile trovare un testamento quando questo è stato nascosto dal testatore) sorgerebbero delle criticità.

Occorre domandarsi qual è il destino della divisione già eseguita e individuare il termine entro cui effettuare l’accettazione dell’eredità da parte di eventuali soggetti nominati eredi nel testamento. Quanto al destino della divisione, accertata l’esistenza di un testamento valido durante la stessa, il procedimento non può più essere portato a termine poiché su di essa prevale sempre la successione testamentaria: il ritrovamento del testamento annulla tutto quanto fino ad allora svolto e i beni vanno divisi secondo la volontà del testatore.
 Quanto al termine per accettare l’eredità, esso è sempre di 10 anni dal decesso a prescindere dal fatto che il citato nel testamento non potesse essere al corrente dell’esistenza del testamento stesso, poiché deve prevalere la certezza dei termini fissati ex lege per l’accettazione e divisione dell’eredità, per un principio di chiarezza del traffico giuridico.

Come posso sapere se il mio lontano cugino è parente?

L’ordinamento giuridico individua tra i “successibili” il coniuge, i discendenti, gli ascendenti e gli altri parenti fino al sesto grado. I cugini sono parenti in linea collaterale e per capire se un lontano cugino può avanzare pretese nella successione del de cuius è necessario calcolarne i gradi di parentela: per farlo occorre risalire allo stipite comune per poi ridiscendere fino al parente cui siamo interessati. Un esempio per chiarire: ipotizzando Sempronio quale capostipite, i cui figli sono Tizio e Caio che a loro volta sono genitori di Tizietto e Caietto, conteremo cinque gradi (Caietto, Caio, Sempronio che è lo stipite comune, Tizio e Tizietto) ai quali dovremo togliere il capostipite comune (Sempronio), per un totale di quattro. Tizietto e Caietto, sono cugini e sono parenti di quarto grado.

Altro punto da non sottovalutare è l’apertura delle cassette sicurezza.

Ed inveri, dal momento della morte, tutti i rapporti facenti capo al de cuius, inclusi quelli bancari, rimangono bloccati fino alla presentazione, da parte degli eredi, della dichiarazione di successione. È possibile che il de cuius fosse titolare di una cassetta di sicurezza e anche il contenuto della stessa dovrà esse dichiarato nella denuncia di successione ai fini della determinazione dell’asse ereditario e dell’eventuale pagamento delle relative imposte. Per il caso in cui venga a mancare l’intestatario (ovvero uno dei cointestatari di una cassetta di sicurezza), la banca ha la facoltà di consentire l’apertura della cassetta se non previo accordo di tutti gli aventi diritto, o secondo le modalità stabilite dall’autorità giudiziaria.

Le cassette di sicurezza, dopo la morte dell’intestatario o di uno dei cointestatari, devono essere aperte solo alla presenza di un funzionario dell’Amministrazione Finanziaria o di un Notaio, che si occuperà di redige l’inventario del contenuto, previa comunicazione da parte della banca all’Agenzia delle Entrate, nella cui circoscrizione deve essere redatto l’inventario, del giorno e dell’ora dell’apertura, poiché gli oggetti o valori ivi contenuti concorrono alla formazione dell’asse ereditario ai fini del pagamento dell’imposta di successione. In forza di questa comunicazione, un funzionario dell’Agenzia delle Entrate può partecipare alle operazioni di inventario fatte dal notaio alla presenza degli eredi. Se nella cassetta di sicurezza si ritroveranno – oltre al denaro – altri beni mobili di difficile valutazione (ad esempio gioielli o opere d’arte), sarà opportuno richiedere anche l’intervento di un perito che potrà essere nominato direttamente dal notaio oppure scelto dagli eredi

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