Fisco turistico – destination management 1/2

In questa puntata di #fiscoturistico cominciamo a parlare di destination management.

domanda: buongiorno e ben ritrovati dallo studio della bella associato. oggi, con i nostri esperti di leggi e tributi, ricominciamo dall’ultima puntata nel quale avevamo trattato questo neologismo coniato dallo studio della bella, appunto, il fisco turistico. ci potrebbe, brevemente, riportare sul tema, dottore?
dottore: si, “fisco turistico” è uno slogan. uno slogan è una frase breve che facilmente ti porta ad un concetto ma sicuramente non è in grado di spiegarlo totalmente. diciamo che è capace di rendere intuitivo ciò che è complesso. nello slogan c’è la parola chiave fisco che sicuramente nella mente dei telespettatori richiama concetti ben noti ma il “fisco turistico” è un approccio verso la crescente richiesta di consulenza turistica in genere. lecco ne ha maggiormente bisogno, perché neonata dal punto di vista turistico. tanto per farvi capire che senso lato può avere, e ricongiungendomi a concetti che ha espresso chiaramente lorenzo nella scorsa puntata, oggi vi parliamo di “destination management” tradotto “gestione delle localita’ turistiche”; sicuramente in inglese è di immediata percezione.domanda: quindi, se ho ben capito e riassumendo, parliamo sempre di fisco turistico in genere ma oggi in specie di destionation management. ok, quindi, avvocato cosa si intende per gestione delle localita’ turistiche?
avvocato: si parla di “destination management” quando esiste o va creata una strategia a livello di destinazione turistica, nel nostro caso, le destinazioni turistiche da gestire strategicamente, potrebbe essere “lecco” oppure anche di “lago di como”, e ciò dipende dall’ordine di grandezza del soggetto che se ne occupa. se parliamo di provincia si valorizzerà la meta turistica “lecco”, se parliamo di regione valorizzeremo il “lago di como”. in breve, la competizione internazionale ormai avviene sempre più a livello di territori da proporre con strategia. strategia non vuol dire controllare o coordinare cosa fanno i singoli soggetti ma vuol dire fare delle scelte di posizionamento.

domanda: cosa vuol dire scelte di posizionamento?
avvocato: il posizionamento è il modo in cui un prodotto, nel nostro caso la destinazione turistica, trova spazio nella mente del consumatore o cliente, traducendo è l’effetto generato da precise scelte di comunicazione o marketing e permette al prodotto, nel nostro caso “localita’ turistica” di avere un’identità precisa che le permette di essere unica e difficilmente paragonabile.

domanda: che la comunicazione cerchi di rendere unica una meta turistica è facilmente intuibile, ma perché dovrebbe essere anche difficilmente paragonabile, dottore?”
dottore: il metro di misurazione più diffuso è il prezzo. se una cosa è facilmente paragonabile, vuol dire che sei obbligato a subire la concorrenza e scendere a compromessi sul prezzo. se non sei paragonabile e sei unico, non nel senso che sei migliore di altri, ma che la tua offerta turistica e differente dalle altre, non subisci la concorrenza ma ti dai un’identità e ti vuoi posizionare. per il turismo è come per le imprese sotto questo aspetto, se non ti sei posizionato vuol dire che subisci la concorrenza, che dovrai trattare a prezzi di mercato, e che stai perdendo valore aggiunto a favore di altri. ben che ti vada e se sei bravo lavori e tanto, ma i veri soldi li stanno facendo altri, tu stai solo lavorando tanto. giulia: lo studio della bella ha scelto di dedicare sempre in coda a questi appuntamenti settimanale spazio per le vostre domande, quindi chiedo una chiusura sull’argomento all’avvocato. avvocato: l’impressione è che molto volte, in italia, il successo di una località turistica sia dovuto alla straripante paesaggio, monumenti storici, patrimonio artistico infinito, natura incontaminata, di biodiversità della località piuttosto che per la strategia di comunicazione coordinata e mirata alla valorizzazione di quel territorio: faccio un esempio banale, la sardegna è una meraviglia a prescindere dalla comunicazione ed è piena di turisti nonostante non comunichi in modo coordinato. ma anche, anzi, soprattutto la sardegna, ovvero le perle della nostra collana vanno valorizzate e non solo lasciate conoscere, altrimenti, si permette all’utente, al cliente, che vicecersa dovrebbe subire la comunicazione, di fare scelte ed influenzare la comunicazione a sua volta. è una verità vera che in italia si riesca a vincere senza strategia ma si potrebbe facilemente stravincere, semplificando, “difficilmente uno bello è anche simpatico, è più facile che lo sia quello brutto, per necessità”, va a finire che comunicano meglio i posti che hanno meno.

domanda: ci scrive daniele “potrebbe chiedere ai suoi esperti che differenza c’è tra bed&breakfast e affittacamere”, avvocato?
avvocato: gli affittacamere sono definiti dalla legge come “strutture composte da non più di sei camere, ubicate in non più di due appartamenti ammobiliati in uno stesso stabile, nei quali sono forniti alloggio ed eventualmente servizi complementari”. un affittacamere si chiama “locanda” quando in aggiunta ad un esercizio di affittacamere si svolge nello stesso edificio una attività di ristorazione. mentre i b&b sono “strutture ricettive a conduzione ed organizzazione familiare, gestite da privati in forma non imprenditoriale, che forniscono alloggio e prima colazione utilizzando parti della stessa unità immobiliare purché funzionalmente collegate e con spazi familiari condivisi”.

domanda: dal punto di vista fiscale, dottore?
dottore: dal punto di vista fiscale è più complicato, come lo è sempre, la gestione fiscale di un bed&breakfast fatto come attività d’impresa non prevede nulla di diverso rispetto all’ordinario trattamento di una qualsiasi attività d’impresa. tuttavia, ai fini delle imposte dirette e indirette, dipende dalle modalità con le quali un soggetto vuole condurre l’attività. in particolare, si deve verificare se si stia esercitando un’attività di natura commerciale occasionale, piuttosto che l’esercizio di un’attività d’impresa commerciale, la prima sarebbe un reddito diverso, ex art.67 tuir, che va per cassa, il secondo un reddito d’impresa che va per competenza ex art.55 tuir, dovete parlarne bene col vostro consulente fiscale.

giulia: saluti e chiusura.
lorenzo e stefano: arrivederci e a presto.

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